Da Torino al Kenya, formazione… e di più!
Category : Formazione
Non è la prima volta che il Cottolengo mi coinvolge in esperienze appassionanti di vita cottolenghina; è una comunità di raro carisma ed è difficile tirarsi indietro, ma questa volta con me ci si è superati! Sr Nicoletta Arrivabene, direttrice del Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche e Consigliera generale, mi ha chiesto di partire per il Kenya a tenere un percorso formativo per infermiere e religiose cottolenghine, insieme a lei. Pazzesco! Chi mi conosce mi definisce l’ultimo autentico “bogia nen” superstite, un piemontese torinocentrico. Partire per 15 giorni africani è stata una sfida!

I corsi, o come dicono in Kenya, i “seminars” sono stati organizzati a Tuuru e a Nairobi. A Tuuru il percorso si è snodato a partire dalla consegna fatta da sr Nicoletta alle superiore del 3 mandato capitolare, io ho avviato la mia riflessione approfondendo l’antropologia della missione e dell’ascolto come stile, e presentando una esegesi filosofico-esistenziale del buon Samaritano.
Ho proseguito presentando una lettura psicologica dei voti a partire dall’antropologia africana, e una giornata di studio sulla gestione del conflitto nei luoghi di apostolato e in comunità. Per le infermiere in tandem con sr Nicoletta abbiamo lavorato per due giorni a uno stile empatico della cura che fa riferimento al maternage come matrice del nursing e al profilo carismatico del caring. A Nairobi mi sono concentrato sulla Vita Religiosa, a partire dalla paura, la più potente emozione contraria alla promozione umana; sono approdato a una lettura dei voti come terapia che guarisce il cuore dal timore. Il secondo giorno ci siamo fermati sulla relazione in comunità per convertire, attraverso il lavoro psicologico, la comunità in famiglia. L’ultimo giorno ho proposto una lettura antropologica e psicologica della santità e della felicità possibili nella vita religiosa.
Parto dal Kenya molto emozionato e anche cambiato. Ho visitato 5 comunità cottolenghine che vivono per promuovere la dignità dei disabili, dei poveri, dei malati, dei “buoni figli”. Ogni comunità mi è sembrata un monte Tabor dove l’amore appassionato delle suore trasfigura la disabilità e la riveste di dignità. Ho visto per le strade dei grandi centri africani non solo bellezza e natura, ma anche volti deformati dall’amarezza e dalla rabbia di bambini e adolescenti disabili, sconfitti, feriti e arrabbiati, come lo sarei stato io. Poi le case cottolenghine e qui i disabili mi son venuti incontro come padroni di casa, ospitali, nutriti, puliti, luminosi! Il riconoscimento della loro bellezza da parte delle sorelle ha operato in loro la coscienza del proprio valore, ha trasfigurato la loro disabilità, rivestendola di dignità, percepibile anche da me, un estraneo, da subito!

Ho visto nelle comunità una inculturazione talmente riuscita che mi son chiesto se tante agenzie governative al servizio dell’integrazione non dovrebbero farsi formare nelle case cottolenghine. Le sorelle italiane che da più tempo lavorano in Africa parlano con grande profondità della cultura kenyota, e la conoscenza le ha rese discrete, delicate, rispettose. Ho visto ridere e commuoversi suore italiane e africane per le stesse cose, una armonia che nasce da una faticosa e riuscita accoglienza reciproca.
Grazie san Giuseppe Benedetto Cottolengo! Il 17 gennaio 2020 le tue reliquie hanno iniziato il loro pellegrinaggio tra le varie realtà cottolenghine, io in Africa ho visto i segni vivi della tua presenza, le tue figlie. Loro sono fiere di te, tu puoi essere fiero di loro!
Fabio Rondano